Ed è proprio questo il cuore della conferenza che ha avuto luogo tra gli spazi espositivi e che ha visto come relatori alcuni dei protagonisti più noti, non solo della filiera ortofrutticola, ma di quella del riciclo e della produzione di packaging.
L’incontro, intitolato “Il valore della sostenibilità nel packaging dell’ortofrutta”, si proponeva proprio di chiarire come vanno a collocarsi le nuove normative europee (inerenti ai rifiuti e agli imballaggi) nel mondo della produzione ortofrutticola.
Con la partecipazione del giornalista Jacopo Giliberto, presentatore e moderatore della conferenza, sono state messe in luce -nella prima parte- le prospettive, gli studi e le opinioni dei rappresentanti della filiera: Massimiliano del Core (Presidente di Ortofrutta Italia), Massimo Marino (ingegnere ambientale e portavoce dello studio “Imballaggi e sprechi nella filiera ortofrutticola”), Luciano Piergiovanni ( presidente di GSICA) e Giovanni Bellomi (Direttore Generale di Corepla).
A seguire, la tavola rotonda ha visto come protagonisti Simona Caselli (Presidente Areflh), Nazario Battelli (Vicepresidente Gruppo Ortofrutta di Copa Cogeca), Pier Paolo Ciardiello (Direttore Generale Cooperativa Sole) e Claudio Mazzini (responsabile prodotti freschi Coop Italia).
La posizione dei rappresentanti è chiara e viene ben sintetizzata dalle parole del Presidente di Ortofrutta Italia: “Valore, packaging, sostenibilità, ortofrutta; sono parole assolutamente compatibili e conciliabili.” La priorità assoluta rimane quella di garantire massima sicurezza alimentare e zero food waste: solo così si può andare verso una sostenibilità a 360°. E, per fare ciò, la risposta non è eliminare il packaging, ma saperlo valorizzare in quanto elemento fondamentale per garantirne un consumo di qualità. Il regolamento deve poter quindi prendere una posizione netta e riconoscere le iniziative di ogni singolo Paese nella riduzione allo spreco alimentare e dei rifiuti e rendere conto del fatto che “plastic free” non è la risposta all’inquinamento, il “plastic waste free” è la vera ed unica soluzione.
Questa posizione è ben supportata anche da Massimo Marino; queste le parole dello stesso ingegnere: “la plastica ci consente caratteristiche di economia circolare, al punto che siamo arrivati a quei livelli di attenzione. Per quanto riguarda la shelf life e lo spreco è importante fare molta attenzione, perché ci sono diversi sistemi di distribuzione, diversi prodotti, quindi dire: – Sì, sfuso e basta- è molto pericoloso ed è un tema che va quindi approfondito.”
Questa è anche la posizione di Corepla, il consorzio che, sul territorio italiano, si occupa della raccolta, del riciclo e del recupero dell’imballaggio in plastica. Giovanni Bellomi (Direttore Generale Corepla), riportando i numeri, mostra infatti come in Italia questa pratica sia oggi ben consolidata e come limitarla significherebbe annullare il grande lavoro svolto fino ad oggi. Lo stesso afferma infatti: “Ad oggi, contiamo più di 2500 consorziati tra produttori di materie prime, produttori di imballaggio e riciclatori. Corepla ha una missione, che ha fatto sua nel corso di questi 25 anni, e si prodiga sul territorio affinché si crei la giusta economia circolare e la giusta sostenibilità degli imballaggi in plastica.”
Il problema, spiega Simona Caselli (Presidente di Areflh) è un’eccessiva semplificazione della questione plastica e imballaggi ad opera del legislatore, che si focalizza solo sull’ortofrutta, con l’idea che possa fare a meno di questi packaging. Il movente? Contrastare il fatto che ci siano imballaggi inutili. Alle 3R -riduci, riutilizza e ricicla- di cui parla quindi Claudio Mazzini (Responsabile prodotti freschi Coop Italia) sembrerebbe che il Regolamento oggi chieda di aggiungerne anche una quarta: rinuncia.
Siamo sicuri che vada incontro alle tendenze di consumo dei cittadini?
La risposta è no, per due motivi:
1) la tendenza dei consumatori e il modello distributivo che si sta sviluppando vanno verso supermercati sempre più piccoli, incompatibili con lo sfuso, perché non c’è più un addetto ortofrutta;
(2) dopo il Covid, la tendenza dei consumatori a cercare confezionato e non sfuso è aumentata.
È necessario quindi prendere tempo per poter approfondire l’argomento e studiare a fondo la soluzione migliore: questo processo coinvolge tutta la filiera.
Per citare le parole di Mazzini: “Noi di Ortofrutta Italia ci siamo: la filiera non è mai stata così unita.”
La conclusione quindi, arriva dal senatore Luca de Carlo: “Bisogna rendere le tematiche legate al packaging moderne e attuali, per mantenere lo stesso standard e non dover decrescere.”
Guarda il video completo della conferenza: